Prima dell’inizio di Juventus – Atalanta, Al Bano ha intonato l’Inno di Mameli davanti a tutto lo stadio, ma non è andata come previsto.
Una sfortunata esibizione quella di Al Bano prima dell’inizio della tanto attesa finale di Coppa Italia, all’Olimpico. La performance del cantante, che ha intonato l’Inno di Mameli davanti ai tifosi, ha deluso il pubblico attirandogli molte critiche sui social. Il video della sua esibizione è diventato subito virale sul web, condiviso da centinai di utenti. Oggi, in un’intervista per LaPresse, Albano ha cercato di difendersi.
Le parole di Al Bano
“Sì, lo ammetto, so di aver steccato” – dice Al Bano. A sua sfavore ha giocato l’emozione e il caos dello stadio: “So di saper cantare ma onestamente era talmente tanto l’entusiasmo e il casino che non capivo nulla. Ma la voglia di cantare e di non ascoltare era tanta perché ne valeva la pena. Era un’esperienza da fare che mi mancava. Sì, ammetto di aver steccato: lo dico io per primo anche perché se n’è andata un po’ la voce e, quando non senti, questa se ne va per affari suoi“.
“L’entusiasmo è cosa pazzesca, ti rimane impresso nella memoria. Se è un concerto i tuoi fan vengono per vedere te, allo stadio vengono per vedere le partite e c’è una parte contro l’altra, cosa inevitabile. Senza dubbio lo rifarei, però so che è ardua. Che cosa si prova a fare le cose impossibili mi piace provarlo sulla mia pelle. Ormai ho capito che c’è una parte dell’Italia che stravede per me e un’altra che non mi sopporta, ma questo è successo anche a Cristo figuriamoci a un povero cristiano come me” – conclude.
I commenti sui social
Sui social non sono mancati i commenti che hanno ironizzato sulla sfortunata performance di Al Bano. “Con Al Bano che canta l’inno nazionale siamo davvero pronti alla morte, l’intonazione l’abbiamo già seppellita“ – scrive un utente. E ancora: “Aver scelto un dinosauro come Al Bano per l’inno rende bene l’idea dell’universo spaziotemporale in cui si colloca la Lega Calcio. Se l’idea era quella di creare il cringe è riuscita benissimo“.